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Călin Ioan Dușe, „Imperiul Roman și creștinismul în timpul Sfântului Clement Romanul.” [Foreword by Rev. Prof. Dr. Cristian Barta, University of Cluj Press, Cluj-Napoca, 2021, 572 pp.] Cuvânt înainte Pr. Prof. univ. dr. Cristian Barta, Cluj-Napoca, Editura Presa Universitară Clujeană, 2021, 572 p.

 

[ Rev. Fr. Lect. Dr. Călin Ioan Duşe’s book]  The book of Fr. Univ. Lect. Dr. Călin Ioan Dușe, entitled The Roman Empire and Christianity in the time of St. Clement of Rome, is dedicated to the connection between the study of patristics and the historical-cultural context in which Christian literature developed during the first centuries. The current approach continues another work written by the author, namely The Roman Empire and Christianity in the time of Apostolic Fathers, published by Cluj University Press in 2019, in line with the author’s field of research and specialisation, aiming to analyze the symbiosis between the historical events, the cultural evolution of the Roman Empire and the development of Christianity over the centuries.

The novelty element consists in the approach of history and patristics in a pedagogical vision, adequate for teaching and learning in specialized courses, a context conducive to the education of both mind and spirit.

The author analyses rigorously the bibliographic sources in order to revive the image of early Christianity. The usage and the interpretation of various images and thematic maps bring a new contribution to the specialized literature, proving the originality as well as the necessity of this research.

In Chapter I, entitled „The Roman Empire in the First Century AD”, the author makes an extensive presentation of the Roman Empire, offering the uninitiated reader a good guide in the beautiful journey of knowledge for the understanding of the evolution of the Roman Empire in the first century AD, and the specialist, a good tool for an even better acquaintance with subtle nuances of the organization and existence of the above-mentioned empire in the specified period.

Chapter II presents the situation of Christianity in the first century AD in the Roman Empire. With a meticulous effort, the author manages to capture the rather complex organization of the new religion in a polytheist empire that has not always been a good partner in creating a well-defined collective identity. The image of Christianity in the first century AD is presented from a triple perspective: Christianity in the time of the Holy Apostles; the missionary activity of St. Paul the Apostle and the Apostle of the Gentiles; the state of Christianity in the capital city of the Empire. All these directions of research complete the general overview imperatively necessary for the presentation of Christianity in the first century after Christ.

In the third chapter, the author focuses all his attention on presenting the results of the research undertaken by him on one of the outstanding personalities of the early Christianity in the first century – St. Clement of Rome. The analysis is focused on the life of St. Clement the Roman, as well as on his work and teachings. The monographic approach proves to be very useful for the understanding of the general context of the period in which the Apostolic Fathers lived and carried out their work. St. Clement the Roman, under the influence of St. Paul, deepens the mystical society around Christ, the point of union of the innocent and the righteous.

We consider that this work, as a whole, represents an important contribution to the rediscovery of the values and landmarks of the period of the Apostolic Fathers both through the life and feelings of this great saint and through the legacy left by his teaching, from which, as a source, all Christians can quench their spiritual thirst. This fact deserves to be appreciated because through the author’s efforts, we discover in the teachings, life, and work of St. Clement, a good tool and help in our spiritual life.

The annexes published at the end of the book are very valuable as well. They contribute effectively to a better understanding of the historical context. The annexes and the extensive bibliography prove once more the accuracy of the current scientific research.

Taking into account the contributions brought to the field of research, the logical and analytical thread of the approach, I warmly recommend the book Roman Empire and Christianity during the time of Saint Clement the Roman, by the author Rev. Fr. Lect. dr. Fr. Ioan Călin Dușe, to be read.

 

MARIUS ȚEPELEA

University of Oradea, Faculty of Ortodox Theology „Episcop Vasile Coman”

mariustepelea @ yahoo.com

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William A. Bleiziffer (coord.), „Iustitia et misericordia coambulant. Omagiu părintelui profesor Maximilian Pal, XXV de ani de învăţământ universitar la Catedra de Drept Canonic (1995-2020)”, Cluj-Napoca, Presa Universitară Clujeană, 2020, 474 pp.

Con il patrocinio dell’Università di Cluj-Napoca è stato reso omaggio all’opera di Padre Maximilian Pal. Professore di diritto canonico presso l’Istituto Teologico Francescano Romano Cattolico di Roman, dedicando questo volume in occasione del 25° anniversario della ricerca scientifica e dell’insegnamento dei corsi di diritto canonico[1].

Lo ricorda il Vescovo di Iași, Iosif Păuleț, “Padre Pal ha avuto la gioia di vivere proprio questa vocazione di insegnante e non la professione di insegnante”[2]. Un insegnante deve essere in grado di trasmettere nozioni e principi fondamentali in modo che l’allievo possa diventare creativo e non un semplice imitatore. L’insegnante che risponde alla sua vocazione sa godere dei loro successi insieme agli studenti. Un buon insegnante si concentra sulla formazione delle menti di coloro con cui lavora, li allena, insegna loro come pensare e non cosa pensare. La vocazione di un insegnante è la capacità di dialogare, di essere aperti alle domande, di avere uno sguardo affettuoso verso qualcuno che osa presentare o presentare qualcosa, anche se non è accademico.

“Padre Pal aveva questa sacra missione di collocare ogni studente nello spazio della sua identità”[3], spiega il Vescovo di Iași “gli studenti del Seminario che si stavano preparando a vivere lo spirito di San Francesco, sia come sacerdoti che come fratelli, hanno avuto l’opportunità di essere plasmati come „argilla nelle mani del vasaio”, dopo l’immagine usata dal profeta Geremia, da padre Maximilian”[4]. Egli ha saputo riconoscere in ciascuno dei suoi studenti la sua specificità e unicità, riuscendo a guidarli.

Padre Maximilian è nato il 4 agosto 1962 a Nisiporești, nella provincia di Neamț in Romania, primo di nove figli dei genitori Ioan e Tereza Pal. I germi della vocazione al sacerdozio si radicano nella famiglia e prendono forma nella sua adolescenza. Insieme alla famiglia, fattore essenziale per maturare la propria vocazione sono i pastori della comunità parrocchiale che ne danno testimonianza. Come ricorda Sua Eccellenza Anton Coșa, Vescovo di Chișinău, “lo incontrai per la prima volta nell’estate del 1979, all’esame di ammissione al Seminario Cattolico Romano di Iași. Per nove anni condividemmo tutte le attività inerenti alla vita del Seminario: formazione umana, spirituale e intellettuale, prima a livello di corsi di liceo nel Seminario Piccolo e poi, dopo nove mesi di servizio militare, la laurea universitaria all’interno dell’Istituto Cattolico Romano di Iași. Potrei dire che in questi anni di formazione siamo cresciuti e maturati insieme. Il nostro collega, padre professor Maximilian, ha scelto in cuor suo di diventare francescano, quando l’alba della libertà religiosa era appena visibile nel Paese”[5].

Nel 1991 viene inviato dai suoi superiori a seguire i Corsi di specializzazione presso la Pontificia Università Lateranense, iscrivendosi all’Istitutum Utriusque Iuris dove consegue la Laurea magistrale in diritto canonico e civile con la tesi: Natura ed effetti giuridici dell’errore di ignoranza in Diritto bizantino e nell’attuale legislazione della Chiesa. Segue anche a Roma i corsi di diritto canonico all’interno della Congregazione della Curia Romana per gli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nonché i Corsi presso lo Studio Rotale. Presso l’Università Lateranense, il 2 dicembre 2002 con le conoscenze accumulate, padre Massimiliano ha concluso i suoi studi con una tesi di dottorato in entrambi i diritti (utroque iure): „Error juris” e „error facti” nel momento giuridico negoziato tra fonti normative romane e fonti bizantine, sotto il coordinamento del Professor Onorato Bucci.

A seguito della competenza acquisita, Padre Massimiliano, fu chiamato ad insegnare le materie di Diritto Canonico e Prassi Matrimoniale Canonica presso la Facoltà di Teologia Pastorale all’interno dell’Istituto Teologico Francescano Romano Cattolico di Roma.

Nel 2004, Sua Eccellenza Petru Gherghel, vescovo titolare di Iași, lo ha nominato Giudice presso il Tribunale Diocesano di Iași, e nel 2007 è stato chiamato da Sua Ecc.za Ioan Robu, arcivescovo e metropolita di Bucarest, a guidare, in qualità di Rettore, l’Istituto Teologico Romano-Cattolico “Santa Tereza” di Bucarest.

Nel suo intervento il Prof. Emilian Roman della Facoltà di Teologia Ortodossa di Iași, sottolinea come rimase colpito da Padre Pal per la sua personalità, precisione e erudizione con cui esponeva qualsiasi questione, ma soprattutto dal tono didattico con cui Padre Pal ripeteva che un’opera di diritto è sempre redatta a partire dalle fonti e che i suoi contributi fondamentali al diritto canonico comparato, nonché la moltitudine di direzioni tematiche proposte per diventare fontes iuris siano fondamentali per le future generazioni di canonisti[6].

L’omaggio all’opera di Padre Pal si compone di diversi contributi, ognuno dei quali assume una valenza particolare.

Il Cardinale Coccopalmerio ricorda che “L’opera di Padre Ivan Žužek non si è limitata ai lavori di competenza del suo ufficio”. Egli infatti veniva interpellato con richieste di studi e pareri personali di grande riservatezza da parte della Segreteria di Stato o della Congregazione per le Chiese Orientali[7].

Il Prof. Onorato Bucci che ebbe l’onore di conoscere Žužek, e ne ricorda che nel lontano 1966, accompagnato dai Proff. Edoardo Volterra, Olis Robleda e Pietro Tocănel in occasione della laurea dell’attuale Patriarca Ecumenico Bartolomeo Archondonis come ne rimase amico per ben trentotto anni[8]. Il Prof. Bucci pone l’attenzione, essendone stato testimone personalmente dell’amarezza e la preoccupazione di padre Žužek sul problema irrisolto nella Chiesa cattolica dello ius personarum con lo ius loci che “è il vero nodo che va sciolto per la regolamentazione dei rapporti fra fedeli delle Chiese orientali cattoliche e fedeli di rito latino della stessa Chiesa cattolica e del ruolo da dare e da attribuire ai Patriarchi e agli Arcivescovi Maggiori sulle Comunità viventi nella Diaspora”[9]. Infatti, conclude il suo prezioso intervento: “Padre Žužek ha lottato tutta la sua vita per questo iter scientifico, la Chiesa Latina si salva solo attraverso le Chiese Orientali, scomparse queste ultime scomparirà anche la Chiesa Latina”.

Mons. Vincenzo Apicella riporta i suoi ricordi su padre Žužek rammentando la sua opera di pastore e di educatore con “l’intento di accompagnare i giovani alle fonti della Rivelazione, specificamente, alla familiarità con la Scrittura Sacra, per un incontro personale e diretto con il Signore”. E di quando padre Žužek allenava i suoi scout a cercare nella natura simboli adattabili a comporre immagini sacre. “Il bosco, la sorgente, le vallate, le vette e i ghiacciai, il cammino sono realtà che hanno una presa evocativa diretta e immediata sui giovani a cui padre Ivan si rivolgerà”[10].

“Questo permette di insegnare a leggere il Liber naturae prima e insieme al Liber Scripturae, poiché la grandezza, la purezza e la semplicità di Dio e della sua sapienza sono inscritte in tutto il creato che ci circonda e di cui facciamo parte”[11].

Negli studi in onore di Maximilian Pal importante menzione si deve allo studio di p. Damian-Gheorghe Pătrașcu per aver evidenziato il posto e la missione del Pontefice Romano all’interno della gerarchia ecclesiastica[12]; Romeo Neculai che bene ha evidenziato gli aspetti dell’esercizio della potestà nella Chiesa: “ogni società ha bisogno di un Governo; I membri di una società hanno il diritto di essere equamente governati da coloro che hanno ricevuto questa missione, di conseguenza, chi ha il compito di governare deve possedere anche la forza richiesta”[13]; Traian Radu Coste Deak per la sua opera divulgativa sul concetto dell’autonomia ecclesiastica nella Chiesa Romena Unita con Roma[14]; William Bleiziffer per aver evidenziato gli aspetti canonici della superiore autorità ecclesiastica della Chiesa Greco Cattolica Rumena[15]. Con il contributo su “il droit de joyeux avènement” il Prof. Alessandro Bucci sottolinea la libertà della Chiesa Franca “che si governava in relazione alla sede romana, fanno logicamente pensare che questo diritto, nato dalla signoria feudale sul suolo, sia stato conservato attraverso i secoli come uno dei mezzi per conservare questa libertà[16]. E conclude che “la scomparsa dell’esercizio del droit de joyeux avènement dai monasteri, si spiega con il fatto che i sovrani l’abbiano lasciato estinguere semplicemente con il non uso”. Il più moderno diritto di inviare un “oblat à chaque monastère” probabilmente può essere spiegato con il non aver voluto, da parte del sovrano, gravare troppo sui monasteri quando questo nuovo diritto iniziò a essere esercitato[17]. Di particolare interesse con osservazioni sul concetto di Sinodalità e primato è il contributo di Irimie Marga dal titolo “Espressione di amore e giustizia, in armonia”[18]; Constantin Rus per il suo lavoro sulle norme canoniche relative alla concessione di Epitimia[19]; Simone Osvaldo Mancini per la sua indagine sui tributi degli immobili della Chiesa nel territorio italiano[20]; Antal-Levente Fügedy sul concetto di gestione patrimoniale nel tempo[21]; Cristian Barta per la sua analisi e considerazioni teologiche e spirituali sulla prospettiva del sacerdote sposato nelle Chiese Orientali Cattoliche nei secoli XVIII -XXI[22]; Imre-Róbert Lukács per aver sottolineato l’aspetto del divieto della celebrazione eucaristica da parte del clero[23]; Eduard Giurgi per le sue riflessioni sulla riforma del processo di nullità del matrimonio[24]; Răzvan Iacob Vasile per aver esaminato l’aspetto dell’immaturità psichica nei processi matrimoniali in un contesto canonico e psicologico[25]; Lucian Păuleț per la sua opera sulla visione dello Spirito Santo come principio dell’unità ecclesiale negli scritti di Yves Congar[26].

Chiude la miscellanea la Postfazione di S.E. Aurel Perca con le riflessioni inerenti la “Salus animarum tra Iustitia e misericordia”[27] il quale ricorda i principi regolatori del legislatore canonico in merito alla salus animarum alla luce dei recenti aggiornamenti del Magistero.

Si potrebbe in definitiva trarre un quadro celebrativo privo dei toni elegiaci che solitamente accompagnano tali eventi che in questo caso rispecchia la piena personalità di Padre Pal.

Un’opera costantemente dedita alla ricerca di una verità pervasa da spirito cattolico. Una figura che si staglia da un orizzonte di disvalori e a cui dobbiamo con gratitudine riconoscere la capacità divulgativa e l’empatia di una vita dedicata allo studio.

LAVINIA ANELLO

Coordinatrice della Scuola di Alta Formazione in Diritto Vaticano Università “Lumsa” di Roma

lavinia.anello91 @ gmail.com

[1] Il volume è disponibile anche in formato e-book: http://www.editura.ubbcluj.ro/bd/ebooks/pdf/2861.pdf

[2] Cfr. Introduzione di Iosif Păuleț, Vescovo di Iași, p. 13.

[3] Cfr. Vescovo di Iași p. 15.

[4] Cfr. p. 14.

[5] Cfr. Anton Coșa p. 18.

[6] Cfr. Roman Iustinian Emilian p. 36.

[7] Cfr. p. 39.

[8] Cfr. p. 54.

[9] Cfr. p. 84.

[10] Cfr. p. 88.

[11] Cfr. p. 89.

[12] Cfr. p. 93.

[13] Cfr. p. 150.

[14] Cfr. p. 151.

[15] Cfr. p. 195.

[16] Cfr. p. 279.

[17] Cfr. p. 320.

[18] Cfr. p. 219.

[19] Cfr. p. 235.

[20] Cfr. p. 321.

[21] Cfr. p. 345.

[22] Cfr. p. 363.

[23] Cfr. p. 391.

[24] Cfr. p. 409.

[25] Cfr. p. 429.

[26] Cfr. p. 451.

[27] Cfr. p. 465.

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Alberto Castaldini, „Cooperatores iniquitatis. Volontà di dominio e negazione dell’altruità”, Cluj-Napoca, Editura Presa Universitară Clujeană, 2019, 115 p.

Contenuti del libro: Significato dell’altruità – Negazione della creazione e logica dell’iniquità – Strategie degli iniqui e non-possibilità del bene – Cooperatori dell’iniquità e loro agenti – Il male nemico della generatività – Unione con Dio e relazione con l’altro – L’omicidio spirituale – Rinnegamento della speranza e anticipazione della morte – La potenza dell’empatia – Radicamento e reattività del male – Impedire il kairós dell’altro uomo – Aprire alla possibilità della vita – Resa e capitolazione interiore – Destino dell’empio.

Le condizionanti contingenze in cui dalla fine del 2019 è piombata l’intera umanità sembrano fare da cornice alle intense riflessioni del testo di Castaldini sulla pestilenza dell’iniquità e dei suoi cooperatori: untori, più o meno consapevoli, del virus dell’effimero. La distruttività, l’odio e la violenza del potere, che appaiono come sottotitoli virtuali del libro, richiamano alle tante forme possibili con cui il male può presentarsi.

Il testo, che si situa tra la zona letteraria e quella teologica, rappresenta una straordinaria sperimentazione sia per l’accuratezza del viaggio nella psiche, che per la ricchezza estetica e simbolica del linguaggio utilizzato.

Cooperatores iniquitatis è un libro che non è un libro: è uno scrigno di preziosi spunti di riflessione nel momento in cui diventa la sorgente di un’etica che rimette in mano all’uomo i fili del suo destino. Da questo punto di vista stimola il lettore a non temere l’incontro con la sua parte d’Ombra. Il testo sembra desunto dal diario di un percorso spirituale, di una coscienza che si è avvicinata all’incommensurabilitã vertiginosa del mondo ridotto alla misura unicamente umana. Per questo è, a suo modo, un’opera poetica legata allo spirito del profondo che sollecita nel lettore il dialogo con la propria interiorità.

Il testo di Alberto Castaldini, docente di filosofia e studi ebraici nella Facoltà di Teologia Greco-Cattolica dell’Università Babeş-Bolyai di Cluj-Napoca, e professore invitato al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, è un severo percorso di introspezione che richiede la capacità di cercare dentro se stessi il corrispettivo di ogni parola nel proprio registro emozionale. La densità del testo invita alla pratica del discernimento, necessaria per soppesare il senso di ogni singola frase. Attraversare ogni pagina significa ingaggiare un vero corpo a corpo con i concetti espressi.

Ogni parola va ponderata, vissuta. Inglobata. Il linguaggio che parte dal profondo, immediato, diretto, sembra obbedire al desiderio dell’autore di partecipare al lettore le tappe del suo incontro con la parte più complessa di se stesso.

È un testo che affronta con coraggio la necessaria distruzione di ogni mitologia consolatoria quindi non ammette distrazioni e va ‘tradotto’ nella lingua del lettore, nel senso che il lavoro di traduzione semantica è implicito in ogni forma di comunicazione. È quel tipo di ‘traduzione’ che parte dall’ascolto del testo come di una persona in analisi, dall’ascolto del suo ritmo, della sua problematica, ma è anche un cercarne la realtà misteriosa e non descrivibile se non in modo indiretto, allusivo e insoddisfacente.

Cooperatores iniquitatis rappresenta un prezioso strumento di apprendimento relazionale in grado di far transitare significati culturali e antropologici. La sua lettura richiede empatia ovvero lo sforzo di immedesimarsi nell’atto creativo che l’ha prodotto, e poi richiede l’obiettività e l’apertura necessarie per saper creare anche quella distanza dal testo stesso che ne fa meglio cogliere la prospettiva. Per assimilarne i concetti bisogna porsi al di fuori del testo e, al tempo stesso, al di fuori dei propri vissuti, per non correre il rischio di proiettarli e quindi interpretare arbitrariamente quello che è il pensiero dell’autore. Pagina dopo pagina, il lettore viene allenato a fare attenzione anche ai propri angoli bui, ai propri punti ciechi, a non proiettare sul testo scritto quello che uno ha in testa o nell’anima. In altre parole, il lettore diviene man mano sempre più consapevole del magnetismo di induzione che la specificità dell’argomento può generare nel suo spettro emozionale. Dal punto di vista del lavoro psicoterapeutico, si potrebbe quindi affermare che il lettore di Cooperatores iniquitatis viene portato a confrontarsi con il fenomeno del controtransfert.

Nel completarne la lettura, si fa strada in me la certezza che la scrittura audace e densa di questo testo abbia rappresentato per l’autore uno strumento terapeutico. E tale può esserlo anche per i suoi lettori.

PATRICIA PAGOTO

Primo ricercatore IFOL – Ministero del Lavoro
e delle Politiche sociali (Roma)

patriciapagoto9 @ gmail.com

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Liviu Vidican-Manci, Propovăduirea Evangheliei în era digitală. Impactul catehezei și al predicii asupra „generației digitale”prin utilizarea noilor tehnologii ale informației și comunicării

Preaching the Gospel in the digital era. The impact of
catechesis and sermons on “the digital generation” by using
the new technology of information and communication

Preaching the Gospel in the digital era is a necessary and important work for our present technological society, which is so familiar with the online environment. At the same time, the work is a very good spiritual help for our modern society. It represents the results of Father Liviu Vidican-Manci’s efforts of approaching, understanding and entering the mind and soul of the digital generation, in order to read and understand this hidden code of faith, as the image with the Holy Cross suggests, from this book’s cover. The image of the processor and the binary code 1 and 0, within the Cross, represents somehow the fact that we have the responsibility to discover and to preach God even in those places where we may think He is missing. We can still find God in other forms, into the soul of these young users, their thoughts and ideas, freely expressed in this global digital community.

In this book, the author raises a series of important questions, which arouse interest and make us realize the fact that in this virtual space we are not always safe, whether we are young or adults, digital natives or digital immigrants. The internet is called virtual space, but in fact, its users and the problems that can occur, are as real as possible. Therefore, the Church’s discourse has to be adapted to our current times, by using the digital means of communication and socialization. How can we make the catechesis and the pulpit digital and still keep their efficiency? Probably this remains every person’s challenge, as a priest, preaching from the church’s pulpit, as a teacher, speaking from school’s pulpit, or even as a parent, model and teacher from the pulpit of his house.

In the first part, the author introduces us into the digital space terminology and the specific concepts of the exact disciplines, terms like: internet, URL, HTTP, HTML, Web, ICT (Information and Communication Technology), digital natives, digital immigrants and so on. The author is also making a brief historical approach of this subject in order to better understand the evolution of the internet and its roles in our daily life. An important point is the division among specialists between those two categories above-mentioned of digital space users, digital natives and digital immigrants, both categories with their particularities. These characteristics are not general, and they do not fully describe a certain category of users (digital or immigrant). Is this division justified or is it just creating a considerable gap between people of different ages?

Further on, the author presents the Romanian school’s educational policies and also the tendency of adopting new digitalization projects, namely education based on information and communication technology. The entire catechetical process of preaching the orthodox faith should be combined with the educational process of children, even when we discuss about digitalization. The perspective of combining these methods remains open, because it is very important that technology could not completely replace traditional formation and education. We must always take into consideration every positive and negative effect, in order to determine the efficiency of implementation of digital process in education.

The next chapter presents religion in the digital era, as it is perceived in studies of foreign authors like Stewart M. Hoover, Heidi A. Campbell, Tim Hutchings, Elaine Graham, Anita Cloete and so on. Into the new virtual space new forms of manifestation of faith start to take place, not only as forms of communication and preaching faith. On the Internet, new religious congregations started to appear. First appeared cyber-churches, but also new forms of cult and digital rituals1 . Are these new online religious forms complementary, acting as addition to offline religion, or do they become a substitute for reallife religion? In the process of digital education, the true relationship between communication, communion and community is very important.

Chapter IV describes Christian Church’s opinion about the digital phenomenon. From the beginning, Christian Churches had embraced the capabilities of the internet, considering it is a good way of preaching the Gospel, a field for the development of Christian mission and a true religious market. Somehow, the internet could enhance people’s religious experience, but certainly it could not fully replace it. The Roman Catholic Church and the Protestant Church rely on the theoretical and practical aspects of this digital revolution, using each instrument to its full potential in order to expand the Church’s work and message in the world, without ignoring the negative aspects of the digital space.

The position of the Orthodox Church regarding the digital space takes over the main part of this book. Generally, the Orthodox Church has adopted a reluctant, cautious, sometimes critical approach, regarding the internet. In order to include as many aspects as possible, the author studies the Orthodox Churches of Russia, Greece, Albania, Romania and also the great international orthodox conferences from Athens (2015) and Crete (2018). Depending on the purpose for which it is used, the internet could become a valuable instrument of preaching the faith. In this space it is recommended to develop our ecclesial responsibility, pastoral wisdom, moral discernment, in order to support the traditional Christian values.

The second part of the book is the practical one, where the author analyses the impact, the quality and the efficiency of preaching through new communication technology, performing three studies. The first study consists of three questionnaires applied on one hundred fifty-one teenagers, following different aspects: demographic data, knowledge and religious behaviours of the participants and so on. The second study, applied to the same number of people, follows the differences between spoken catechesis and the one transmitted through electronic ways as well as their impact on teenagers or digital natives. Even the digital catechesis seems to have the same results as the spoken one, bringing progress both in terms of knowledge and behaviour. Finally, the third study analyses the process of preaching via You Tube, focusing on certain speeches of church ministers, catechists and preachers, on the way the preaching were prepared and on the listeners’ comments on catechesis subjects.

The author underlines the importance of educating and preparing the future preachers, referring to the responsibility of every diocesan centres, through every Faculty of Theology, in this sense. The message, the style, the duration of the presentations, need a careful reorientation in contact with the digital environment, so that the process of preaching can prove its efficiency and fulfil its purpose, that of making known the message of the Church in the sphere of a global society.

Therefore, we recommend for reading Father Liviu Vidican-Manci’s work, a necessary and a beneficial challenge to evaluate our position towards the digital environment, especially in these times when our lives and attention are directed to information and communication technology.

BOGDAN GABOR
PhD, Faculty of Orthodox Theology, Cluj-Napoca,
gabor_bogdan1990@yahoo.com

__________

1See Heidi Campbell’s studies: Digital Religion Understanding religious practice in New Media worlds, (London and New York: Routledge, 2013); Networked Theology. Negotiating faith in digital culture, Baker Academic, Grand Rapids, Michigan, Ebook edition created 2016; “Religion and the Internet”, Communication Research Trends. Centre for the Study of Communication and Culture, 25, no. 1 (2006).